“Se mi chiedessero di riassumere Vodacce in una sola parola, risponderei: ingannevole.”

Ammiraglio Enrique Ordruño

Vodacce è una splendida Nazione sita nel sud del continente che fa del commercio la sua fonte di guadagno primaria. I Vodacciani sono noti come persone astute e fin troppo abili nell’arte dell’inganno, pertanto capita spesso che gli stranieri stiano ben attenti a guardarsi le spalle quando passeggiano per le strade delle città.

Il potere è suddiviso tra sette Principi Mercanti e ognuno di essi governa come un re una porzione di territorio più o meno vasta. Ciascuno dei Principi controlla un settore dell’economia nazionale ed è estremamente geloso del proprio potere. Le principali città prendono il nome dalla famiglia principesca che le governa.

L’anziano Gespucci Bernulli, gestisce l’omonima città e grazie al favore della Chiesa vaticina ha ottenuto la possibilità di commerciare con l’Impero della Mezzaluna.

Donello Falisci è invece il maggior produttore di vino della penisola e una bottiglia del suo pregiato vino può valere quanto una piccola proprietà.

La famiglia Villanova deve la sua fortuna alla sua intelligenza e capacità di stipulare vantaggiosi contratti. Il suo attuale capofamiglia è Giovanni Villanova, che gestisce il Principato dall’età di dodici anni.

La famiglia Lucani controlla le terre a sud, le cosiddette Isole dei Signori, che un tempo erano di proprietà dei Villanova. Circa un secolo fa, l’allora capofamiglia le ha donate al cugino Michele Lucani come ricompensa per un servigio che gli aveva reso. La particolarità del controllo di queste terre è che il Principe di Lucani è anche cardinale vaticino, poiché per tradizione ottiene anche questo titolo insieme al Principato. L’attuale principe è Attilio Lucani, un uomo austero e fiero della propria posizione.

Il Principato di Mondavi sopravvive e guadagna grazie all’agricoltura. Nello specifico, la famiglia produce riso che poi rivende ai vicini ottenendo un introito stabile e regolare.

La famiglia Vestini è invece impegnata nel controllo delle manifatture nazionali: il Principe Vieri Vestini offre una somma significativa purché i migliori artigiani si trasferiscano nelle sue terre.

Vincenzo Caligari è il più vecchio dei Principi vodacciani. Nessuno sa quanti anni abbia, ma è chiaro che da tempo abbia delegato la gestione politica del Principato ai suoi figli. Si dice abbia un’immensa collezione di artefatti Syrneth e che passi il suo tempo accumulandoli.

Il tratto distintivo dei Vodacciani è l’orgoglio: sono un popolo passionale che lascia sempre fluire le emozioni, anche le più incontrollate. Questo almeno vale per i contadini e per le classi meno abbienti, poiché una parola di troppo o un accesso d’ira durante un concilio possono costare ad un nobile ben più della propria testa. La classe dominante del Paese è la nobiltà, le cui abitudini edoniste (almeno in apparenza) nascondono intrigo e gioco politico per acquisire potere. Una particolarità del ceto nobiliare è la profonda differenza di educazione tra uomini e donne: se i primi sono raffinati ed educati fin da piccoli nelle arti e nella poesia, le seconde invece sono spesso analfabete, poiché si ritiene che la lettura non sia un passatempo idoneo per una donna perbene.

Questa divisione netta è probabilmente determinata dalla necessità di controllare il potere femminile, poiché Vodacce è l’unica Nazione in cui la magia è unicamente appannaggio delle donne. Alcune bambine nascono con il Dono della Sorte, ossia la capacità di vedere e muovere i fili del destino altrui. Queste Streghe del Fato vengono addestrate fin da piccole ad eseguire la volontà dei padri e poi quella dei mariti, pertanto l’ignoranza è un buon sistema di controllo. L’unica eccezione a questa regola sociale vale per le cortigiane, donne istruite e seducenti che partecipano alle feste nobiliari con i volti semicoperti da vistose maschere e con le quali si intrattiene la nobiltà, incurante di qualsiasi legame matrimoniale.

La classe mercantile è molto considerata a Vodacce e non è raro incontrare mercanti ricchi quanto o più di un nobiluomo. Contrattare è considerata quasi un’arte e la capacità di strappare un prezzo favorevole è qualcosa di cui vantarsi. Ultimi nella gerarchia vengono i contadini, la cui vita è legata alla terra e al suo ciclo produttivo: sono considerati utili, ma non degni di attenzione.

I Vodacciani sono convinti Vaticini e chi non lo è sta ben attento a non parlarne. Per quanto la Chiesa sappia che il peccato è più che diffuso a Vodacce, sembra che i prelati chiudano entrambi gli occhi innanzi ad esso, forse perché credono di ottenere maggiori benefici. Vodacce, inoltre, controlla cinque delle dieci arcidiocesi vaticine e questo garantisce ai Principi un notevole peso nelle decisioni della Chiesa.

Vodacce ha da poco iniziato ad introdurre il Guilder come valuta, anche se non è raro che i suoi abitanti continuino ad usare il vecchio conio. Ogni Principe ha le proprie forze armate che servono più come deterrente verso i vicini che come vera e propria arma d’offesa.

Consigli di stile

I Vodacciani indossano abiti e giacche costituiti da diversi tagli di stoffe. Broccato, velluto e cuoio lavorato, cuciti insieme, sono tra quelle più in voga nella moda locale, mentre camicie e biancheria sono di un tessuto più leggero.

I toni scuri generalmente sono i più popolari tra la nobiltà.
Per quanto riguarda la gioielleria ricordatevi che le nobildonne preferiscono gioielli semplici, come perle e pietre dure mentre gli uomini, così come le cortigiane, amano ostentare la loro ricchezza.
Attenzione però a non indossare pietre sfaccettate o gioielli riflettenti in quanto nella superstiziosa Vodacce si crede che osservare multipli riflessi di sé porti una tremenda sfortuna!

Il tipico vestiario da nobiluomo è composto da pantaloni appena larghi da dare la giusta libertà ai movimenti, camicie di lino con maniche larghe e polsini scampanati, decorati con fili luccicanti, stivali alti fino al ginocchio e giacca leggermente scampanata sotto la cintura con maniche rimovibili in caso di duello.

Le nobildonne invece indossano di solito abiti neri con perle trapuntate sul tessuto, gonne a vita bassa e che scendono dritte, e in fine, ma non per importanza, un velo a coprire leggermente il volto il quale ha un duplice scopo: indicare una giusta modestia e non dar a vedere dove si osserva impedendo agli altri di notare lo sguardo nebuloso quando praticano…La Sorte!